Clickbaiting: gli interessi nascosti (o quasi) dietro le fake news
La scorsa settimana abbiamo parlato di fake news, analizzando quali sono i tipi più diffusi nel web. Ma perché la rete è così satura di finte notizie e presunti studi scientifici? Il meccanismo che le alimenta è sicuramente il redditizio clickbaiting.
Il ritorno economico
Prima di parlare del clickbaiting vero e proprio è il caso di dare uno sguardo al sistema di pubblicità pay per click. Tempo fa, su questo blog, avevamo parlato di come utilizzarlo per ottenere visibilità sul proprio sito. Il pay per click, infatti, è un ottimo sistema per farsi conoscere in rete, sfruttando le parole chiave inserite dagli utenti nella barra della ricerca.
Ad approfittare dello stesso sistema, tuttavia, ci sono anche siti i cui contenuti sono senza utilità se non addirittura dannosi. Come lo fanno? Collegando il proprio sito a piattaforme come Google Adsense, che servono per tracciare gli utenti che cliccano su un annuncio pubblicitario all’interno di un sito. Riconoscendo, infine, il compenso al proprietario.
Cos’è il clickbaiting
Dall’inglese “Esca da click”, il termine indica un contenuto web la cui principale funzione è di attrarre il maggior numero possibile di utenti. Si tratta di un fenomeno davvero diffuso, che ha delle caratteristiche comuni come, ad esempio, titoli accattivanti e sensazionalistici.
Il caso Paul Horner
Ma quanto vale una fake news? In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ormai scomparso Paul Horner parlava della sua vita da narratore di notizie false. O “satiriche”, come amava definirle. E i numeri che raccontava non erano certo da poco: si parlava di qualcosa come 10.000 € al mese. Che sia anche questo un fake? Chi lo sa.
Il dirottamento dell’opinione pubblica
Un fenomeno secondo me non meno importante è quello del dirottamento dell’opinione pubblica, guidata in malo modo da notizie senza alcun fondamento. Sempre nella già citata intervista di Horner, infatti, lui stesso racconta un caso al limite del surreale. In una news apparsa sulle sue testate dichiarava che gli Amish si erano schierati a supporto di Donald Trump nelle elezioni statunitensi. Notizia chiaramente non veritiera, ma che ha scatenato i supporter reali i quali hanno utilizzato la finta notizia per sostenere ulteriormente la causa. Certo, ipotizzare che alla politica le fake news facciano comodo è probabilmente un’esagerazione, ma è altrettanto obiettivo che qualcuno ne tragga vantaggio. Basti pensare alle centinaia di notizie che diventano virali in cui si prende di mira qualche personaggio di spicco al fine di screditarlo, spesso con motivi piuttosto futili.
Come difendersi dalle fake news?
La prossima settimana concluderemo l’argomento sulle notizie false, elencando una serie di “trucchetti” con i quali è possibile individuare la maggior parte di fake news. Vuoi essere sicuro di non perderti gli ultimi aggiornamenti? Registrati alla newsletter CLICCANDO QUI
CERCA NEL SITO
ARTICOLI RECENTI
Web copywriting: 4 fattori da considerare per favorire la lettura
BLOG /Quando ci si avvicina al web copywriting si rischia di incorrere nell'errore di scrivere testi per i robot. Mi spiego meglio: scrivere un testo web è qualcosa che non può prescindere da un'analisi SEO. Quello che però troppo spesso ci si dimentica è che...
“How to”: il tutorial come strumento SEO
BLOG /Qualche mese fa vi abbiamo proposto tre motivi per cui scrivere un blog potrebbe essere utile. Quello di cui vorrei parlarvi oggi è un particolare tipo di blog, ovvero la raccolta di tutorial. Si tratta del tipico "how to" o, in italiano, "come si fa". E per...
Tasso di conversione: come migliorarlo con piccoli accorgimenti
BLOG /Spesso ci si chiede come incrementare il flusso di visite sul proprio sito. Certamente si tratta di un'ottima domanda, ed un sito che lavora bene dovrebbe puntare ad un traffico sempre crescente. Esiste però un altro parametro che permette di migliorare le...
COMMENTI
0 commenti