“A video lo vedo bene ma in stampa. . .” Ecco perché le immagini web non sono adatte alla stampa.
Navigando nel web si trova una quantità pazzesca di immagini. Ce ne sono per tutti i gusti: grandi o piccole, in bianco e nero o a colori, fotografiche o illustrate… e la tentazione di mandarle in stampa, magari su un bigliettino d’auguri o su una presentazione aziendale, spesso è forte. Tuttavia, non ostante si sia scelta una immagine bella e che a monitor si vede benissimo, andandola a stampare il risultato è spesso pessimo. Come mai?
Immagini per il web vs immagini per la stampa
Le immagini si dividono in due categorie: bitmap e vettoriali. Oggi vi parlerò di quelle bitmap, ovvero formate da una sequenza di punti colorati (i cosiddetti pixel), lasciando invece da parte il discorso sulle immagini vettoriali che è piuttosto complesso.
Quello che va tenuto in considerazione quando si manda in stampa un’immagine è sostanzialmente riassumibile in tre punti:
- formato dell’imagine;
- dimensioni e risoluzione;
- metodo di colore.
Formato dell’immagine
Le immagini che si trovano sul web hanno principalmente tre estensioni: gif, png e jpg. Si tratta in tutti e tre i casi di un formato compresso, ovvero il cui peso (espresso in kb, mb o gb, per intenderci) viene ridotto per mezzo di un algoritmo, e si tratta di una operazione irreversibile.
Va detto a questo proposito che le compressioni sono di due tipi:
- lossy, cioè con perdita di dati;
- lossless, cioè senza perdita di dati.
Ad esempio le immagini png e le gif fino a 256 colori utilizzano una compressione di tipo lossless, metre le jpg o le gif con più di 256 colori sono di tipo lossy. Tuttavia per la stampa, fra quelle sopra citate, la più indicata è senza dubbio la jpg. Questo formato infatti rappresenta un buon compromesso tra peso e qualità. Al contrario, nel caso delle gif e delle png, queste sono assolutamente inadatte alla stampa.
Dimensioni e risoluzione
Le dimensioni di un’immagine vengono espresse in pixel. Come se si trattasse di centimetri, con questa unità di misura vengono espresse la base e l’altezza, con la differenza che i pixel non sono utilizzabili per misurare oggetti reali. Ad esempio, un’immagine che misura 500 x 600 pixel, avrà la base lunga 500 pixel e l’altezza lunga 600 pixel.
La risoluzione, invece, non è altro che la quantità di pixel contenuti in una linea lunga un pollice (ovvero 2,54 cm). Si misura infatti in DPI, cioè dots per inch (punti per pollice). In altre parole, se prendiamo un righello e tracciamo una linea immaginaria di 2,54 cm (1 pollice) sul nostro monitor, sapremo che in quella linea sono contenuti 72 pixel. Facendo la stessa operazione su un foglio con un’immagine stampata, sapremo che in quella linea sono contenuti 300 pixel, creati da 300 punti di inchiostro che la stampante ha rilasciato. Queste due risoluzioni (300 dpi e 72 dpi) sono quelle che convenzionalmente si usano per la stampa e per la grafica web.
Ma cosa significa tutto ciò?
Significa che se abbiamo un’immagine che misura 72×72 pixel, sul nostro monitor la vedremo grande circa 2,5 cm. Quando però la andremo a stampare diventerà molto più piccola. Questo avviene appunto perché la stampa ha bisogno di molte più informazioni rispetto ad un’immagine a video. Informazioni che, nel web, vengono quasi sempre sacrificate a vantaggio della leggerezza.
Come faccio a sapere di quanto si rimpicciolirà la mia immagine in stampa?
Se non si conosce le dimensioni in pixel dell’immagine, quello che vi suggerisco è di visualizzarla al 25% della sua grandezza. Non otterrete la misura esatta, ma avrete un’idea approssimativa delle dimensioni che avrà in stampa.
Se invece si hanno le dimensioni (base per altezza) in pixel, sarà sufficiente dividerle per 118 per ottenere le dimensioni in centimetri. Quindi se si ha un’immagine che misura 2.360 x 1.180 pixel, basterà fare:
2.360 : 118 = 20
1.180 : 118 = 10
Stampando l’immagine, quindi, questa avrà delle dimensioni massime di 20 x 10 cm. C’è da notare che per ottenere questo risultato, che è poco più grande di una cartolina, è necessaria un’immagine che ha una dimensione in pixel davvero molto grande. E, a meno che non si faccia una ricerca specifica per dimensioni, la maggior parte delle immagini che si trovano in rete hanno dimensioni molto più piccole.
Metodo di colore
Il discorso sul metodo di colore è piuttosto complesso. Per semplificarlo, mi limiterò a dire che il monitor e la stampa hanno delle caratteristiche fisiche totalmente diverse:
- il monitor genera onde luminose (si definisce retroilluminato),
- un foglio stampato riflette le onde luminose che riceve da una sorgente (ad esempio la lampadina).
Il monitor proietta luci di tre diversi colori, chiamati canali: rosso, verde e blu. Si chiama infatti RGB (Red, Green, Blue). Per indicare il colore di ogni singolo pixel, quindi, ciò che viene indicato è la quantità di luce da generare per ogni canale.
In stampa, invece, si usano quattro tipi di inchiostro (stampa in quadricromia): ciano, magenta, giallo e nero. Si chiama apputno CMYK (Cyan, Magenta, Yellow, blaK). Ciò che viene indicato con questo metodo è la percentuale di inchiostro per ogni punto.
Questa è la ragione per cui i colori visualizzati sul monitor risultano molto più brillanti rispetto a quando vengono stampati.
Immagini come le png e le gif, ad esempio, non essendo adatte per la stampa non supportano il metodo di colore CMYK ma solo RGB, mentre le jpg li supportano entrambi.
Come capire se un’immagine è adatta alla stampa?
Partendo dalle caratteristiche di cui abbiamo parlato, l’ideale per un’immagine da mandare in stampa è:
- formato jpg;
- sufficientemente grande (ricordatevi di dividere per 118 le sue dimensioni);
- con un metodo di colore preferibilmente CMYK (trovate questa informazione nelle proprietà).
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