Web design: come si è evoluto dagli albori ad oggi (parte 1)
I ciber navigatori di oggi sono persone fortunate. Si trovano infatti a fruire di siti internet belli, curati nel dettaglio, veloci e soprattutto incentrati sull’esperienza utente. Dietro il web design moderno ci sono interi team di persone che non hanno altro scopo se non quello di facilitare la consultazione dei contenuti da parte degli utenti.
Ma non è sempre stato così. Alla nascita di internet si può dire che i siti web erano qualcosa di disastroso dal punto di vista della fruibilità. Come si è arrivati allora ai design moderni? Eccone un breve racconto.
Il paleo-web design: dagli albori al CSS
Probabilmente i veterani della navigazione digitale ricorderanno, non senza qualche brivido lungo la schiena, i siti web degli anni novanta. Spesso si trattava di pagine tristi con tanto testo mal formattato ed allineato al centro, dove i link erano appena identificabili dal colore azzurro e la sottolineatura. Ad interrompere quest’epoca buia ci furono due innovazioni:
- l’introduzione del Javascript, che permise di introdurre i primi effetti animati;
- ActionScript e i siti realizzati in Flash, che introducevano un nuovo concetto di impaginazione, effetti audio e introduzioni animate.
Ma la vera grande rivoluzione la si ebbe solo nel 1998, con il nuovo millennio ormai alle porte, grazie all’introduzione dei CSS.
Il CSS: la prima grande rivoluzione
CSS è un acronimo che indica un linguaggio di formattazione dei contenuti web, che vengono scritti nei file html. Coooosaaaa? Mi spiego meglio.
Immaginate di avere una pagina web contenente un titolo, un’immagine ed un testo. Prima dei css questa veniva realizzata attraverso un file contenente un codice che si limitava a dire:
- titolo: Bla bla bla;
- immagine: [come si chiama e dove trovarla]
- testo: Bla bla bla bla bla bla bla.
Il risultato di questo codice era una sequenza di questi tre elementi senza troppi fronzoli. Con l’avvento dei CSS nel web design si introdusse un secondo file (chiamato foglio di stile), che si integrava al primo e permetteva di attribuire delle regole agli elementi, definendone il colore, la grandezza, la posizione… Naturalmente non fu tutto subito rose e fiori, poiché i browser non erano ancora aggiornati e non esistevano degli standard precisi sull’uso del CSS. Una frase molto emblematica l’ha scritta a questo proposito Marco Escher, web designer e blogger: “Anni in cui Browser-A aveva la Funzionalità-A, Browser-B non ce l’aveva, Browser-C la chiamava in un altro modo e poi c’era Internet Explorer che si metteva le dita nel naso.“
Difficoltà a parte, fu comunque così che i siti iniziarono ad avere una struttura grafica vera e propria ed una personalità che li distingueva gli uni dagli altri.
La seconda grande rivoluzione: la navigazione da mobile
Pochi anni dopo l’introduzione dei CSS ha bussato alle porte dei web designers quella che possiamo indicare come “seconda grande rivoluzione”. I primi telefoni con la connessione a internet hanno infatti spianato la strada ad un nuovo modo di concepire i siti internet, ponendo nuovi problemi come la velocità, la leggibilità su schermi molto piccoli, la necessità di riorganizzare gli spazi in modo da rendirli il più possibile ordinati…
Fu così che si affermò la prima tendenza volta a facilitare la navigazione da mobile: i siti mobile. Si realizzavano due diversi siti, uno per i computer ed uno per i telefoni. L’utente veniva reindirizzato sull’uno o sull’altro secondo il tipo di dispositivo da cui si connetteva, e la differenza consisteva nell’eliminare sul mobile i contenuti giudicati superflui.
Fu solo nel 2010, ormai alla quarta generazione di iPhone, che si parlò per la prima volta di responsive web design. Si tratta sostanzialmente di un solo sito (non più due diversi) in cui gli elementi cambiano disposizione in base alla larghezza del monitor. Se vuoi saperne di più, ne ho parlato in modo approfondito in quest’articolo.
La storia continua…
Cosa successe dopo l’avvento del responsive design? Per leggere la seconda parte della storia CLICCA SU QUEST’ARTICOLO.
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