Cosa significa RGB, CMYK, HEX? Uno sguardo ai metodi di colore

15 Mar 2023 | Branding, Comunicazione, Design, Grafica, Progettazione grafica, Stampa, Web

Cosa significa RGB, CMYK, HEX? Uno sguardo ai metodi di colore

Su questo blog v abbiamo spesso parlato di quanto sia importante, per un brand, l’immagine coordinata. Questa infatti, nota anche come brand identity, rappresenta tutto un’insieme di linee guida che hanno l’obiettivo di rendere sempre ben riconoscibile l’identità aziendale. Chi si occupa della progettazione del logo deve, per fare un lavoro a regola d’arte, fornire anche il manuale d’uso del logo e dell’immagine coordinata che contiene, appunto tutte le regole per l’utilizzo dell’immagine aziendale. E fra le regole vi è sempre una parte dedicata ai colori, dove campeggiano strane sigle. Allora molti si trovano a domandarsi “cosa significa RGB?,” “Cosa significa CMYK?” o, ancora, “Per cosa sta HEX?”

La risposta, per gli addetti ai lavori, è molto semplice: sono metodi diversi per definire i colori. Ma andiamo con ordine.

Cosa sono i metodi di colore

I metodi di colore non sono altro che diverse modalità per definire un colore. Se, ad esempio, voglio avere una tonalità di rosso che sia sempre quella, non mi basterà dire “rosso” ma dovrò definire esattamente che tipo di rosso voglio utilizzare. In fisica, sarebbe sufficiente dire la lunghezza d’onda del fascio di luce espressa in nanometri ma è evidente che, a meno che non si disponga di un frequenzimetro, questo modo è inapplicabile per i più. E così sono stati definiti alcuni metodi di colore per semplificare la vita a chi deve indicare con esattezza una certa tonalità.

Oltre quelli di cui vi parliamo in questo articolo ce ne sono altri (LAB, HBS, ecc) così come esiste la palette dei Pantone. Oggi però vogliamo focalizzarci sui tre più utilizzati in occidente, spiegando cosa significa RGB, cosa significa CMYK e cosa significa HEX.

Cosa significa RGB

RGB è una sigla e sta per red, green, blue (rosso, verde e blu). Essa si riferisce al metodo con cui i colori vengono riprodotti nei monitor. Nei supporti retroilluminati, per riprodurre tutta la gamma dei colori, vengono utilizzate tre lucine per ogni pixel, che sono appunto una rossa, una verde ed una blu. A seconda della quantità di luce prodotta da ciascuna di esse, si creano le diverse tonalità. Ad esempio il per fare il rosso bisognerà accendere al massimo il canale rosso e spegnere gli altri due, per fare il viola si accenderanno roso e blu e si lascerà spento il verde, per ottenere il bianco andranno accese tutte e tre al massimo e per avere il nero basterà spegnerle tutte e tre.

Per ogni canale, la quantità di luce viene espressa con un numero che va da 0 a 255, avendo così tre numeri. E così il nero sarà (R: 0, G: 0, B: 0) mentre il bianco sarà (R: 255, G: 255, B: 255).

Cosa significa CMYK

La siglia CMYK sta per cyan, magenta, yellow black (ovvero ciano, magenta, giallo, nero) e, proprio come RGB, definisce la quantità di colore per ciascun canale. A differenza di RGB, però, CMYK non si riferisce alle luci con cui ottenere un colore ma agli inchiostri necessari per riprodurlo sulla carta. Va da sé, quindi, che questo metodo è adatto per indicare un colore in stampa. Se dunque volessimo ottenere il bianco dovremmo lasciare zero su ogni canale: in questo modo non ci sarà alcun inchiostro e rimarrà il bianco della carta.

I valori, in questo caso, sono espressi in percentuale. Se volessimo ottenere il nero, basterà impostare il valore del nero al 100% (C: 0, M: 0, Y: 0, K: 100) e se, ad esempio, volessimo stampare il verde, dovremmo impostare il ciano ed il giallo al 100%, lasciando a zero gli altri due (C: 100, M: 0, Y: 100, K: 0).

Cosa significa HEX

L’abbreviazione HEX sta per hexadecimal, ovvero esadecimale. Indica un metodo di colore utilizzato esclusivamente nel web, per definire i colori nei linguaggi di sviluppo, e si basa sul metodo RGB. È sempre formato da 6 caratteri (preceduti dal simbolo #), ciascuno dei quali può contenere un numero da 0 a 9 ed una lettera da A ad F, dove 0 è il valore più basso ed F il valore più alto. Poiché si basa sul metodo RGB, i 6 caratteri vanno divisi in tre per cui i primi due saranno riferiti al valore R (rosso), il secondo ed il terzo al valore G (verde) mentre il quinto ed il sesto al valore B (blu).

Per fare un esempio, dunque, se volessimo ottenere il nero dovremmo spegnere tutti i canali e dunque la notazione sarebbe #000000, se invece volessimo il bianco, dovremmo accenderli tutti al massimo e per indicarlo scriveremo #FFFFFF. Per indicare il rosso, invece, andrà acceso solo il canale rosso ed andranno spenti gli altri due, avremo così i primi due caratteri impostati al massimo (FF) e gli altri quattro impostati al minimo (0000) ed il risultato sarà #FF0000.

L’importanza dei metodi di colore

Dal momento che ogni supporto (carta, monitor, ecc.) utilizza tecnologie diverse per riprodurre i colori, quando si definisce la palette di un brand è davvero molto importante che ogni tonalità venga espressa almeno con questi tre metodi. In questo modo si avrà la certezza di riprodurre fedelmente ogni colore e si manterrà intatta l’immagine del brand. Immaginate se ad un certo punto la Coca-Cola sbagliasse colore ed il rosso fosse tendente al corallo o all’arancio: un bel macello per l’identità aziendale, vero? E se sull’azienda americana più famosa al mondo questo potrebbe scuotere gli affezionati, su brand molto più piccoli potrebbe essere un vero disastro!

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