Quale carattere utilizzare? Ecco una piccola guida

08 Giu 2018 | Design, Grafica, Progettazione grafica, Stampa, User experience

Nel precedente post vi ho mostrato le principali caratteristiche che permettono di distinguere i font. Lungi dal voler essere una guida esaustiva, l’articolo di oggi è rivolto ai non addetti ai lavori che tuttavia, per una ragione o per l’altra, si trovano a dover scegliere quale carattere utilizzare.

Se non sei esperto del settore e vuoi sapere quale carattere utilizzare, sei nel posto giusto!

Per scegliere quale carattere utilizzare bisogna analizzare 3 fattori

La domanda “quale font devo utilizzare?” non è corretta. O meglio, non è sufficiente. Ci sono infatti tre fattori che vanno analizzati prima di scegliere il carattere giusto. In particolare, bisogna considerare:

  • la leggibilità;
  • il contesto;
  • il mezzo di fruizione.

La leggibilità

La leggibilità è senza dubbio la caratteristica prima, quel requisito fondamentale senza cui non ha senso scrivere nulla. In altre parole: se nessuno (o quasi) sarà in grado di leggerlo, cosa lo scrivo a fare?

La leggibilità, tuttavia, non è una qualità assoluta di un carattere. Per poterla determinare infatti bisogna considerare alcune variabili. In primis, la quantità di testo che si andrà a scrivere. Un esempio? Scrivete un paragrafo piuttosto lungo con un font script come il Brush Script e poi provate a leggerlo. Con buona probabilità, dopo qualche riga i vostri occhi vi chiederanno tregua.

In secondo luogo bisogna considerare cose come la distanza di fruizione, la possibilità di utilizzare sia maiuscole sia minuscole o le condizioni di luminosità in cui il messaggio sarà letto. Se per esempio dobbiamo scrivere uno striscione che sarà esposto allo stadio, magari di sera e tutto maiuscolo, allora è sicuramente da preferire un bastoni.

Il contesto

Mi capita a volte di ricevere delle comunicazioni importanti, magari da aziende di una certa serietà, scritte in Comic Sans. Uno dei font più odiati dai grafici ma anche uno dei più amati dai non-grafici, il poveretto ha una reputazione che lo precede. Al di là del gusto personale, si tratta di un carattere dall’aspetto piuttosto giocoso ed informale, due peculiarità che in contesti ufficiali lo rendono oltremodo fuori luogo.

Al di là di casi estremi, è bene sempre chiedersi qual è il contesto in cui sarà trasmessa la comunicazione e che genere di sensazioni trasmette un dato font. Se a pelle ci sembra che i due fattori non combacino, è probabile che non sia il carattere giusto.

Il mezzo di fruizione

Nell’epoca dei nativi digitali, il mezzo di fruizione di un dato messaggio potrebbe essere tanto la carta stampata quanto un dispositivo digitale. La differenza tra i due è sostanziale. Senza dilungarci troppo sull’argomento, sappiate che la carta stampata ha una risoluzione, nonché una definizione, nettamente superiore a quella della maggior parte dei monitor. (Se invece volete dilungarvi ecco un approfondimento.)

Questo implica che caratteristiche come le grazie, che sulla carta favoriscono la lettura, a monitor potrebbero avere un effetto inverso. I caratteri graziati, infatti, sono tra i più leggibili per quanto riguarda i testi lunghi, poiché la forma delle lettere “accompagna” l’occhio favorendo la lettura. A monitor, tuttavia, dove la minor risoluzione non rende particolarmente definite le grazie, queste diventano un elemento disturbante che affatica il lettore, rendendo più difficoltosa la lettura.

Ma allora come si fa a scegliere il carattere giusto?

Adesso che sai quali sono le principali caratteristiche dei font e quali i fattori da analizzare, sei ad un passo dal sapere quale carattere utilizzare. Non perderti allora la terza e ultima parte di questa mini-guida. Come? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER!

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